Il pane in Lombardia e il museo del pane
IL PANE IN LOMBARDIA
UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI PANI TRADIZIONALI LOMBARDI, TRA I PANI ANTICHI E QUELLI RECENTI, FACENDO UNA SOSTA AL MUSEO DEL PANE DI SANT’ANGELO LODIGIANO
Nel mio personale percorso nel mondo dell’arte bianca, ho sempre impiegato le mie energie nell’impastare tutti i pani che il mio gusto e la mia fantasia mi suggerivano di fare, così come ho sfogliato bramosamente libri e riviste, sognando di poter rifare a casa mia tutte quelle bellissime pagnotte che vedevo. È solo di recente che ho cominciato ad interessarmi alle storie, alle tradizioni e a tutto ciò che lega un pane al suo luogo d’origine, alle persone che lo producono e lo consumano e agli oggetti che prendono parte alla sua vita, direttamente o indirettamente: ho scoperto così che ci sono mondi nel mondo, tutti da percorrere.
Partendo dal mondo agricolo dei cereali, tra presente e passato, arrivando all’attività molitoria di oggi; dalla civiltà contadina a quella attuale; dagli ingredienti di ieri a quelli dei giorni nostri; dalle tradizioni che è molto bello riscoprire e conoscere, non tanto per produrre oggi delle ricette che risulterebbero probabilmente superate, come gusto e come equilibrio, ma per mantenere viva la nostra preziosissima memoria e la nostra identità culturale.
Il mio viaggio nella memoria e nell’identità culturale lombarda parte quindi oggi dal Museo del Pane di Sant’Angelo Lodigiano.
Il museo del pane di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi) si trova all’interno dell’antico Castello Morando Bolognini, sorto nel XIII sec. sulle sponde dell’Adda come fortezza militare.
Due cenni sul Castello Morando Bolognini: il Castello passò dai Visconti agli Sforza fino ad essere regalato da Francesco Sforza al Conte Michele Matteo Bolognini nel 1452 e, da quel momento, rimase sempre della famiglia Bolognini. L’ultimo erede Gian Giacomo Morando Bolognini, avvocato del XX sec. noto per essere molto attento alle classi sociali meno abbienti, non aveva figli così sua moglie, la Contessa Lydia Caprara Morando Bolognini decise, dopo la morte del conte, di creare la Fondazione Bolognini. La Fondazione avrebbe acquisito il Castello dopo la morte della contessa, avrebbe mantenuto viva la memoria del marito e perseguito lo scopo di studio e divulgazione delle scienze agrarie. Oggi la Fondazione Bolognini è sempre attiva nell’intento originario e segue scrupolosamente i dettami lasciati dalla contessa.
Il museo del pane è stato allestito in cinque sale del Castello Morando Bolognini ed è un vero scrigno di pani del mondo.
Le forme di pane vero, mostrate nelle varie teche, raggiungono un numero superiore a 500 e riguardano i pani regionali italiani e quelli di molti paesi europei ed extraeuropei.
La grande sala con i pani del mondo che sono stati donati al museo del pane, è proprio quella nella quale vorrei perdermi: rimarrei a lungo ad osservarli tutti, pensando alle mani che li hanno formati, al grano da cui derivano, alle tavole sulle quali sono stati portati. Faccio una lunga sosta qui, mentre sogno un luogo in cui raggrupparli tutti, ma proprio tutti, con la relativa ricetta e storia.
Attraversando le altre sale si possono osservare le fasi del ciclo grano-farina-pane attraverso gli attrezzi agricoli del passato oppure le prime impastatrici, ma anche le “grida” di un tempo passato, ovvero quelle tasse ed emendamenti governativi emanati tra il XVIII e XIX sec.
Importantissime e di grande bellezza scenica sono le due vetrine espositive dei chicchi di cereali, che accolgono i visitatori nella prima sala del museo del pane.
I chicchi sono corredati delle proprie spighe, possiedono una didascalia e una catalogazione scritte in bella grafia corsiva, inerenti la loro capacità di panificazione e la richiesta da parte del mercato. È un’importante ricerca svolta all’inizio del secolo scorso e, per gli appassionati di panificazione come me, è anche un pezzo emozionante di storia.
Passeggiando tra le sale rimango colpita dai Quaderni della Stazione Sperimentale di Risicoltura – Vercelli, Collezione diretta dal Prof. Novello Novelli: sono temi a me così cari e non posso evitare di notare i quaderni su “I successi nella panificazione” e “Il lievitografo“. Nell’impossibilità di poterli sfogliare con le mie mani, faccio una ricerca e trovo molte informazioni interessanti tratte dal libro “Pane e Riso” scritto da Rosanna Tontini, scoprendo che il Prof. Novello Novelli è considerato il padre della moderna risicoltura e di alcune qualità di riso, tra cui il famoso Vialone Nano.
Il Prof. Novello Novelli nacque a Mantova nel 1877 da una famiglia di contadini. È il responsabile del recupero di grandi terre incolte e paludose della Pianura Padana, che egli stesso riuscì a trasformare in risaie. Abbandonò la tecnica della semina a spaglio a favore di quella denominata “Trapianto”, la quale prevedeva proprio il trapianto di piantine che si erano già sviluppate nel vivaio per una quarantina di giorni, premettendo un notevole risparmio d’acqua e di tempo.
Il Prof. Novello Novelli effettuò varie prove di laboratorio incrociando differenti varietà di riso e riuscendo ad ottenere “l’ibridazione artificiale”. Grazie ai suoi risultati e alla nuova varietà Americano 1600, la produzione aumentò da 14 quintali per ettaro della fine del 1800 a 100 quintali per ettaro, in una decina d’anni. La produzione cambiò sensibilmente in Lombardia, così come nel Sud America, paese in cui vennero messi in pratica i suoi studi.
Foto di un’impastatrice del 1800
Il Museo dell’agricoltura del Castello Morando Bolognini
Il Castello Morando Bolognini ospita anche il museo dell’agricoltura, un altro grande spazio espositivo nel quale ricostruire la storia del mondo agricolo e contadino lombardo, dagli albori ai giorni nostri. Gli attrezzi recuperati dalla fondazione che gestisce il castello Morando Bolognini o donati ad essa riguardano un mondo che vede le prime luci nel neolitico, passando per l’età romana, medievale, rinascimentale e moderna.
In alcune sale è stata ricostruita una tradizionale cascina lodigiana, molto suggestiva, nella quale si possono ammirare le botteghe del fabbro, del sellaio, del falegname, gli attrezzi della coltura del riso e del frumento, nonché una piccola casa del contadino.
Entrando nella prima delle due stanze in cui vivevano i contadini, si può sostare in quella che poteva essere una cucina dell’epoca, mentre passando oltre si arriva alla camera da letto, con un piccolo letto matrimoniale posto di fianco alle assi originali dei bachi da seta. I veri indumenti appesi nella camera, i piccoli oggetti dei bambini di casa, come un girello antico e un piccolo percorso composto da assi con girello movibile (utilizzato per insegnare a camminare ai più piccoli) raccontano di un mondo di grandi fatiche e stenti e del lungo percorso fatto dall’umanità.
Trebbiatoio costruito dal Conte Bolognini nel 1854
Nei prossimi articoli approfondiremo il tema del pane in Lombardia e rimetteremo le mani in pasta seguendo alcune ricette, sempre tra il passato e il presente, dalla tradizione all’innovazione.
Ci vedremo quindi in cucina oppure direttamente a tavola, magari seduti in questa bella stanza da pranzo del Castello Morando Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano.
Molto interessante un viaggio nella storia del pane che penso appartenga a tutti anche se con variazioni sul tema. Grazie ancora e buona serata.
Grazie a te Edvige e buona giornata.
[…] Pane regionale Lombardia […]
Bellissimo racconto, con belle foto, mi incuriosisce, andrò a visitarlo.
È molto molto bello Lucia, glielo consiglio. È uno dei castelli italiani meglio conservati di quell’epoca.
Se avrà modo di andarci, dia prima uno sguardo agli orari d’apertura sul sito della Fondazione, perché non è sempre aperto.
Tiziana
[…] Nell’archivio del blog troverete moltissime ricette con la raspadura lodigiana e altrettante ne preparerò in futuro. Buona navigazione tra queste pagine e buona degustazione in terra lodigiana. […]
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