Finestre d’estate
La mia finestra d’estate è sempre aperta, giorno e notte.
E’ una finestra assolata dalla quale entra un’aria calda che rilassa la muscolatura. A tratti, un venticello più forte e piacevole corre da una parte all’altra della casa, giocando ad entrare e ad uscire dalle varie finestre.
Una tenda svolazza e poi s’acquieta. Le persiane si spalancano all’estate quasi volessero darle il benvenuto.
Il porticato mette in ombra un lato della casa ed è perfetto per andare a riposarsi per un momento o nelle ore più calde del pomeriggio.
La mia cucina guarda il mio ulivo, proprio lì a pochi passi dalla porta finestra, mentre lui comincia a dare i suoi frutti e i suoi rami fanno da trampolino per gli uccellini.
Tutto questo verde mitica le temperature estive, resiste con fatica al sole ed esplode nei suoi colori accesi, in un meraviglioso contrasto con i fiori colorati di questo periodo dell’anno.
Ricordo con piacere le estati di quand’ero giovane e vivevo con i miei genitori. Allora come oggi senza l’aria condizionata, con un pavimento caldo sul quale camminavamo scalzi, le finestre sempre spalancate che di notte facevano temere l’ingresso da parte di qualche malintenzionato e poi i profumi e le voci tutt’intorno. Mia mamma diceva sempre:<<D’estate se ne sentono di tutti i colori>>. I vicini che urlavano, i bambini che schiamazzavano nei cortili fino a tarda sera, le signore che si sedevano vicino ai portoni dei palazzi con le loro sedie, i soffritti con aglio e cipolle dai piani sottostanti, i panni stesi che si cuocevano letteralmente al sole. Mia mamma guardava spesso il termometro e ci rafforzavamo insieme in quella calura eroica e quasi mitica.
E poi quelle grandi, grandissime angurie comprate al mercato rionale che si tagliavano, si mettevano subito in frigorifero e si mangiavano durante il pomeriggio, mentre io e mia mamma ci sedevamo per terra sui balconi, guardando i bambini che giocavano nei cortili.
I mesi di giugno e luglio dei miei primi anni di lavoro a Milano li ricordo proprio per l’assenza dell’aria condizionata sui mezzi pubblici, che mi facevano desiderare una bella doccia al posto della scrivania, una volta arrivata in centro. Però era bello incrociare gli sguardi complici degli altri pendolari: chi si allentava una cravatta, chi invece si faceva aria con le pagine del Corriere della Sera.
L’estate è sempre stata una parentesi di meravigliosi eccessi. Eccessi di colori, di temperature, di emozioni, di partecipazione sociale. La frutta con i colori più belli, le sere con le stelle più luminose, i grilli che scandiscono tutta la stagione e la trepidazione per le ferie.
Anche oggi la mia finestra d’estate è sempre aperta. Quando ho seguito la progettazione della mia casa, più di vent’anni fa, ho fatto fare la predisposizione in tutti gli spazi per l’aria condizionata, ho fatto tirare i tubi e poi gli ho fatti coprire bene per l’evenienza, ma io e lei non siamo mai state amiche o affini. Mi ha sempre dato fastidio e ho sempre sofferto gli ambienti in cui la trovavo, ma soprattutto mi ha sempre allontanata da quell’idea di estate, calda e sincera, a me cara.
Reggo bene il caldo, questo sicuramente aiuta, ma ancor di più amo l’estate per i suoi eccessi. È il periodo dell’anno in cui tutto è tanto, caldo compreso, e non riuscirei mai a guardare il mondo chiusa in una stanza, attraverso una finestra serrata, al fresco di un falcoil. Voglio sentirmela addosso, camminare sull’asfalto arroventato dei marciapiedi milanesi e poi rinfrescarmi sotto una doccia, prima di ritornare fuori.
Adesso le mie finestre sono tutte aperte, la casa comunica con il mondo e il mondo entra a sua volta un po’ all’interno. Il pianoforte è lì che aspetta di essere suonato e attende che Guadalupe Pineda finisca la sua Historia de un amor.