L’arte della cucina sovietica
L’arte della cucina sovietica: il libro di Anya Von Bremzen, edito da Einaudi.
Non conoscevo la scrittrice Anya Von Bremzen, ma mi sono subito innamorata della sua penna elegante e coinvolgente.
Nata a Mosca nel 1963, abbandonata dal padre ed emigrata in America assieme alla madre nel 1974 come profuga ebrea, è diventata una famosa scrittrice di libri di cucina. Anya però, non è per me una semplice scrittrice di libri di cucina, bensì una straordinaria narratrice del meraviglioso intreccio tra storia e cibo.
I suoi bestseller, che hanno vinto per tre volte i James Beard Awards, si concentrano infatti sul contesto storico e sociale al quale fanno riferimento, con racconti molto appassionanti anche per coloro che sono meno interessati alla gastronomia.
L’arte della cucina sovietica è il primo libro pubblicato in Europa e narra di una bambina di dieci anni che scappa dall’ex U.R.S.S. verso quell’America dell’abbondanza, in cui gli esuli sovietici rimangono paralizzati davanti all’opulenza dei supermercati stracolmi di ogni prelibatezza, mai vista prima.
Dopo lo smarrimento e la sorpresa iniziale, il cibo perde interesse per Anya fino a quando, molti anni dopo, decide di scrivere un libro e di raccontare una ritrovata passione.
Leggendo questo libro impareremo a fare la Kulebjaka (ricetta di pesce, riso e funghi in pasta sfoglia), il Gefilte fish (pese ripieno alla odessese), i Kotlety (hamburger russi), il Canachi (lo stufato di agnello georgiano con aromi e verdure), la focaccia di granturco moldava con feta, il Palov (pilaf di riso con agnello) e i Bliny (crespelle russe con contorni), sullo sfondo delle tragedie di un’epoca storica, sia collettive che famigliari, leggendo di Lenin, Stalin, Chrušcev, Breznev e Gorbačev.
<<Stammi a sentire, Anjuta, stammi a sentire, – sussurra. – Mi sono di nuovo trasformata in Lastočka (rondine)… Scappo dalla Russia passando a volo sul confine sovietico, senza che nessuno, chissà come, mi chieda i documenti. E d’un tratto sono a Parigi! Volteggio sopra le strade giallo ocra, le riconosco, sono come nei quadri di Utrillo. In una viuzza – Rue du Chat-qui-pêche, <<Via del gatto che pesca>>, si chiama – scorgo un caffè incantevole. Mi poso sul tendone a colori sgargianti. Il profumo delizioso del cibo mi dà il capogiro, ogni mia cellula muore dal desiderio di assaggiare ogni cosa, di unirmi a chi sta dentro…>> A quel punto mamma si svegliava sempre. Sempre dalla parte sbagliata della porta d’ingresso. Sempre affamata.
Vi consiglio la lettura di questo bellissimo libro, che siate o meno appassionati di ricette e di cibo.
Buona lettura e buona giornata.